Principio n. 1
Se c’è un aspetto che accumuna tutti i metodi agricoli alternativi a quelli convenzionali, è il riconoscimento dell’importanza della sostanza organica del suolo.
L’agricoltura convenzionale ha pensato per anni di aver trovato una scorciatoia, rivoluzionando il concetto di nutrizione delle piante. Ha sostituito l’apporto di sostanza organica, anche sotto forma di letame o compost maturo, con concimi chimici.
Nel 1840, il chimico tedesco Justus Von Liebig scoprì che le piante possono assumere i minerali di cui hanno bisogno per la loro nutrizione, in forma solubile, quindi attraverso l’acqua del suolo, e non necessariamente tramite l’humus. Questa scoperta diede vita all’industria dei fertilizzanti chimici.
Col tempo, “nutrire” il suolo tramite concimi chimici divenne la prassi, molto più semplice e meno costosa del compostaggio. Ciò portò rapidamente all’impoverimento dei suoli, all’aumento delle malattie e all’inquinamento delle falde freatiche.
Per anni alcuni studiosi hanno cercato di ammonire sulle conseguenze negative di questa “rivoluzione”. Tuttavia, sono stati in gran parte ignorati, poiché il futuro sembrava ormai destinato ai prodotti chimici, e chi si opponeva a questa visione era considerato fuori dal tempo.
È importante riflettere su questo fenomeno e capirne le cause, perché la storia, come spesso accade, dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori.
I principali fattori che hanno favorito l’uso della chimica includono:
- Rivoluzione verde: si pensava che i concimi chimici fossero la chiave per risolvere la fame nel mondo.
- Scienza e tecnologia: venivano sempre più usate come autorità, legittimando l’uso di prodotti chimici.
- Messaggi di immediatezza dei risultati e le conseguenti campagne pubblicitarie.
- Creazione di una cultura della dipendenza: le imprese agricole sembravano non poter fare a meno di questi nuovi strumenti.
- Immagine di modernità e progresso: i nuovi prodotti venivano presentati come il futuro, mentre chi continuava a usare sostanza organica era visto come anacronistico.
L’uso intensivo di concimi chimici portò inevitabilmente all’impoverimento dei suoli, poiché ben presto ci si rese conto che questo approccio trascurava altri elementi essenziali, come la materia organica. Tale squilibrio ridusse la biodiversità microbica, fondamentale per la salute del suolo, e accelerò la degradazione della sua struttura. Inoltre, l’accumulo di sali e l’acidificazione causata dai fertilizzanti sintetici compromisero la capacità del suolo di trattenere acqua e nutrienti. Col tempo, il terreno divenne meno fertile e sempre più dipendente da ulteriori fertilizzazioni, creando un circolo vizioso di impoverimento e degrado ambientale.
L’importanza della sostanza organica: alcune citazioni famose.
Oggi vediamo numerosi relatori nei seminari esaltare l’importanza della sostanza organica come se fosse una novità. Mi sembra un atteggiamento poco riconoscente perché nessuno ricorda quel che era stato detto oltre un secolo fa! In onore a questi “pionieri” vorrei invece ricordare alcune frasi famose, che oggi vengono spesso citate:
- “Il mantenimento della fertilità del suolo è la prima condizione di qualsiasi sistema agricolo permanente.” – Albert Howard (1900-1940)
- “La salute del suolo non può essere preservata con fertilizzanti chimici, ma solo con pratiche che restituiscano materia organica e favoriscano la vita microbiologica.” – Hans Muller (1920-1930)
- “La fertilità del suolo deriva dalla vita del suolo stesso, non dai fertilizzanti chimici. Solo l’agricoltura biologica è in grado di nutrire adeguatamente il terreno.” – J.I. Rodale (1930-1950)
- “L’aratura e l’uso di concimi chimici impoveriscono il suolo e la sua capacità di sostenere la vita a lungo termine.” – Edward H. Faulkner (1940-1950)
- “La sostanza organica nel suolo è fondamentale per il mantenimento della sua salute e per prevenire l’esaurimento delle risorse naturali.” – David Pimentel (1950-1970)
- “La materia organica nel suolo è l’anima della terra. Senza di essa, il suolo diventa morto, incapace di nutrire le piante.” – Rudolf Steiner (1924)
I metodi alternativi e la fertilità del suolo.
I metodi alternativi al convenzionale vedono nella fertilità naturale della terra il mezzo principale per fare agricoltura. Alcuni dei pionieri di queste pratiche sono stati:
- Bill Mollison (Permacultura): “La salute del suolo dipende dalla salute della sua sostanza organica. Senza di essa, il terreno diventa sterile e incapace di sostenere la vita.”
- David Holmgren (Permacultura): “Il suolo fertile è quello che contiene una buona quantità di sostanza organica. Senza di essa, non esiste agricoltura sana.”
- Ernst Götsch (Agricoltura sintropica): “In sintropia, la sostanza organica è essenziale. È attraverso il compost e il sovescio che il suolo si arricchisce e diventa fertile, supportando un ecosistema complesso.”
- Masanobu Fukuoka (Agricoltura naturale): “L’agricoltura naturale non è altro che un ritorno al terreno vivo, ricco di materia organica, che nutre sia le piante che il suolo stesso.”
- Ruth Stout (Agricoltura senza lavorazione): “La terra è come una spugna: se la lasciamo ricoperta di sostanza organica, essa manterrà umidità, nutrimento e vita.”
- Jean-Martin Fortier (Agricoltura sinergica): “Ogni volta che mettiamo qualcosa nel terreno, dovrebbe essere qualcosa che lo nutre, che lo arricchisce di sostanza organica.”
- Eliot Coleman (Agricoltura biologica e sinergica): “La fertilità del suolo non è solo una questione di nutrienti. È la vita stessa nel suolo che deve essere alimentata, e ciò si ottiene solo con l’integrazione di sostanza organica.”
- Vandana Shiva (Agricoltura sostenibile e biodiversità): “Il segreto per una terra fertile è nutrirla con sostanza organica. Un suolo impoverito non potrà mai sostenere la vita.”
La natura e il ciclo della vita.
I suoli, in particolare la lettiera, contengono la maggior parte della biomassa vivente del nostro pianeta. Darwin non aveva torto quando diceva che “i suoli in natura sono regolarmente arati dai lombrichi”!
In natura, un suolo sano può ospitare circa un miliardo di micro-organismi per grammo. La terra si auto-fertilizza grazie a un processo composto da macro e micro-organismi, sia vegetali che animali, che collaborano tra loro.
Il primo obiettivo del metodo MAN-S è quindi garantire la fertilità naturale del suolo attraverso pratiche che assicurino la vita della fauna e dei microrganismi che lo abitano. La tecnica colturale deve permettere al terreno di rimanere ben aerato, leggermente umido, poroso e capace di trattenere acqua, senza essere soggetto a erosione o lisciviazione. Deve imitare le tre fasi che accadono in natura:
- Mineralizzazione: Apporto di minerali alle piante.
- Riorganizzazione: Garantire il ciclo continuo di nutrimento per la fauna e i microrganismi.
- Umificazione: Nutrire il suolo stesso attraverso la formazione dell’humus.
Un suolo fertile ed autosufficiente integra tutte e tre queste fasi, senza dipendere dai concimi chimici. Questo processo è come una sinfonia in cui ogni nota è fondamentale.
Le pratiche del metodo MAN-S.
Il metodo MAN-S mira a creare un ecosistema agricolo forte, in equilibrio ed autosufficiente, con la capacità di resistere autonomamente ai parassiti. Questo si ottiene creando un ambiente favorevole anche per i predatori naturali. Alcuni dei principi del metodo includono:
🌱 1. Non lavorare eccessivamente il suolo (No-Till o minima lavorazione)
🍂 2. Aumentare la sostanza organica nel suolo
🌾 3. Colture di copertura
🐞 4. Favorire la biodiversità
💧 5. Gestione naturale dell’acqua
🦠 6. Nutrire la vita microbica del suolo
🛡️ 7. Evitare input chimici artificiali
🌍 8. Progettare in sintonia con la natura
📊 9. Monitorare e adattare costantemente
🤝 10. Educazione e collaborazione
Siamo di fronte alla necessità di implementare un sistema virtuoso che unisca diverse pratiche agricole sostenibili, un approccio che non può essere ridotto a poche semplici operazioni. Non basta somministrare letame o cornoletame una sola volta, né limitarsi a praticare il sovescio: è essenziale attivare un insieme di operazioni integrate, che rientrano in una visione più ampia della gestione agricola.
Dobbiamo inoltre capire gli effetti di ogni singola operazione. Per illustrare meglio questo concetto, prendiamo come esempio la trinciatura delle erbe annuali. Questa pratica apporta sicuramente materiale organico fresco, ricco di azoto facilmente disponibile. Tuttavia, è importante considerare che le piante trinciate hanno un rapporto azoto/carbonio (C/N) piuttosto basso, il che implica alcune dinamiche specifiche:
- Decomposizione rapida della materia organica
- Azione accelerata dei microrganismi decompositori
- Produzione di nitrati di azoto, prontamente assimilabili dalle piante
- Risposta veloce delle piante, che però non sempre si traduce in una maggiore qualità
- Potenziale perdita di azoto in caso di abbondanti piogge
Una pratica ben diversa potrebbe essere l’utilizzo di cippato di legno. In questo caso, il materiale organico apportato ha un rapporto C/N elevato, rallentando la decomposizione. I microrganismi che scompongono la lignina e la cellulosa competono con il suolo per l’azoto disponibile, e inizialmente l’azoto viene “immobilizzato” dai microrganismi stessi. Questo significa che, durante le fasi iniziali, l’azoto risulta meno disponibile per le piante. Tuttavia, con il tempo, il materiale organico continua a decomporsi, rilasciando azoto sotto forma di ammonio, che è più adatto alle piante arboree e arbustive.
In sintesi, abbiamo due pratiche agricole i cui effetti possono essere diversi:
- La trinciatura delle erbe annuali: apporta azoto disponibile in tempi brevi, soprattutto sotto forma di nitrati.
- La cippatura dei legni: apporta azoto a lungo termine, inizialmente immobilizzato, che verrà rilasciato sotto forma di ammonio nelle fasi successive della decomposizione.
Sono quindi due effetti completamente diversi, che vanno ben gestiti nel nostro sistema agricolo.
Anche l’uso del letame è una pratica che deve essere applicata con esperienza, attenzione e con una visione strategica ben chiara e adatta al contesto. Prima di tutto, è importante sapere quale tipo di letame è meglio utilizzare (si da per scontato che sia ben compostato!). I principali tipi di letame sono cinque: bovino, ovino, equino, suino e arvicolo, ciascuno con caratteristiche specifiche. Tra questi, il letame bovino è generalmente considerato il più bilanciato e stabile, ma io preferisco per la mia azienda quello equino per le seguenti ragioni:
- Contiene una buona quantità di minerali e soprattutto fosforo e potassio.
Azoto (N) Fosforo (P) Potassio (K)
- 🐄 Letame Bovino 0,5 – 1,5% 0,2 – 0,5% 0,5 – 1%
- 🐑 Letame Ovino 1,5 – 2% 0,3 – 0,6% 0,5 – 0,7%
- 🐎 Letame Equino 0,5 – 1,5% 0,3 – 0,6% 0,6 – 1,0%
- 🐖 Letame Suino 1,0 – 1,5% 0,5 – 1% 0,6 – 1,0%
- 🐔 Pollina 3,0 – 5,0% 2,0 – 3,0% 1,0 – 2,0%
- È ideale per terreni argillosi, poiché li rende più soffici e ariosi grazie alla presenza di fibra grezza non completamente digerita
- Mantiene, quindi, il terreno vitale e attivo, migliorando l’aerazione (cosa molto utile per i nostri terreni, non certo leggeri)
- Favorisce lo sviluppo di microrganismi benefici, come i funghi micorrizici e i batteri azotofissatori, migliorando la biodisponibilità dei nutrienti
- Contribuisce alla formazione di humus stabile, che è fondamentale per la fertilità a lungo termine del suolo (il suo coefficiente isoumico 0,7-0,9 è infatti tra i più elevati, maggiore di quello bovino 0.6-0.8 rendendolo ideale per migliorare la porosità e l’aerazione del terreno)
- Stimola l’inerbimento spontaneo, grazie alla presenza di semi infestanti, cosa particolarmente utile nella gestione naturale di un vigneto
- È delicato sulle piante, a differenza di altri tipi di letame, come la pollina
- Non acidifica il terreno, come può fare ad esempio il letame suino
- Si adatta perfettamente al ciclo fisiologico della vite, supportando le fasi critiche di crescita e fruttificazione
- Stimola la fioritura, probabilmente grazie all’equilibrio tra azoto e carbonio, che favorisce la produzione di fiori senza stimolare un’eccessiva crescita vegetativa a scapito della formazione dei frutti
- È ideale per essere combinato con il cippato di legno, migliorando ulteriormente la qualità del compost
La composizione chimica del letame di cavallo è perfetta per la vite:
- L’azoto contenuto non è eccessivo, comunque con una buona quota in forma organica, evitando così una crescita vegetativa troppo intensa, che potrebbe compromettere la qualità dei grappoli
- L’equilibrio in fosforo favorisce lo sviluppo delle radici e la differenziazione dei germogli
- Il contenuto di potassio supporta la maturazione dei frutti, migliora la resistenza agli stress idrici e alle malattie, aumenta la qualità organolettica delle uve
- L’alta presenza di carbonio (dovuta alla fibra grezza) è fondamentale per arricchire la sostanza organica del suolo
- Il rapporto C/N, generalmente tra 25:1 e 30:1, favorisce una mineralizzazione lenta e costante dei nutrienti, evitando rilasci eccessivi di azoto che potrebbero sbilanciare la pianta
In conclusione, penso di aver espresso quanto sia importante la cura, lo sviluppo e la conservazione della sostanza organica e della fertilità naturale del suolo (obiettivi primari anche del Metodo Agricolo Naturale Sostenibile MAN-S) e la vera modernità nel mondo agricolo si possa trovare anche nel passato. La fertilità della terra si ottiene attraverso una pluralità di operazioni, tutte interconnesse, molte delle quali verranno trattate più approfonditamente nei prossimi articoli. In questa puntata, ci siamo concentrati sul compostaggio e sull’uso di un particolare tipo di letame (autoprodotto), che è fondamentale per stimolare l’attività microbica, migliorare la struttura del suolo e incrementare la capacità di trattenere nutrienti e acqua, favorendo piante più sane e produttive. Non servono grandi quantità di letame nella coltura della vite, ma è importante distribuirle, dove serve, all’inizio di novembre (se il terreno lo consente), per favorire una lenta decomposizione durante l’inverno. La distribuzione del compost dovrebbe essere il primo vero atto della nuova stagione agricola. Non a caso i patti agrari venivano fatti un tempo proprio in questo periodo.
Nel prossimo articolo, approfondiremo la pratica dell’inerbimento permanente.
Restate connessi!!