METODO AGRICOLO NATURALE SOSTENIBILE. Parte 12

Conclusioni.
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Conclusioni.

Siamo arrivati alla conclusione. A questo punto emergono due riflessioni importanti.

Prima riflessione. La prima riflessione riguarda il numero dei principi: perché otto e non dieci, quindici, o magari meno di otto? Ho scelto il numero otto per diversi motivi, ma certamente i più importanti sono due.

Il primo è che mi è sembrato un numero equilibrato e adatto per descrivere il metodo MANS. Aggiungere altri principi avrebbe potuto renderlo dispersivo.

Il secondo motivo risiede nelle proprietà simboliche del numero 8, strettamente legate a concetti come equilibrio, armonia, infinito, rinnovamento e sinergia, che sono anche i principi ispiratori del metodo. I pitagorici consideravano il numero 8 come simbolo di perfezione e completezza. Nella civiltà egizia, l’otto era legato alla creazione: la “Ogdoade” di Ermopoli rappresentava otto divinità primordiali, organizzate in coppie maschili e femminili, che incarnavano le forze fondamentali della creazione. Anche nella cultura cinese, il numero 8 era considerato simbolo di prosperità e fortuna. Infine ricordo che  l’ottagono, una forma geometrica strettamente collegata al numero 8, è spesso utilizzato in architettura sacra, come nei battisteri cristiani e nei templi, per rappresentare il ponte tra la terra (quadrato) e il cielo (cerchio).

Se volessimo approfondire, potremmo scoprire ancora più aspetti simbolici legati al numero 8. Tuttavia, fermiamoci qui, perché il collegamento tra terra e cielo rimane il concetto centrale. Questo tema è il cuore di molte filosofie agricole, come quella biodinamica, dove la terra è vista come un organismo vivente in continuo dialogo con le forze celesti. Non a caso, i preparati 500 e 501 del metodo biodinamico servono proprio a migliorare questa connessione.

Seconda riflessione. Il secondo aspetto da mettere in evidenza, come avrete notato, è che ogni volta che si parla di un principio è inevitabile richiamare tutti gli altri, senza i quali quel principio non potrebbe esistere. Questo è del tutto normale e conseguente al fatto, più volte ribadito, che in natura tutto è interconnesso, tutto è strettamente legato.

Pensiamo ai cicli, alle simbiosi (le cooperazioni tra specie), alle reti ecologiche. Per me è già una meraviglia osservare semplicemente il ciclo stagionale delle erbe annuali. Con l’arrivo della primavera, il terreno ha bisogno di essere rigenerato, depurato e vitalizzato ed ecco comparire il tarassaco, l’ortica, la borsa del pastore, il crescione. Poi arriva l’estate: le erbe fioriscono, rinfrescano e aromatizzano l’ambiente, attirando gli impollinatori: è il momento della camomilla, della menta, della melissa e di molte altre erbe officinali. A fine estate, invece, il terreno si indurisce e diventa molto caldo. La maggior parte delle piante annuali muore, alimentando il ciclo successivo. Emergono allora erbe estremamente coriacee, con radici profonde, spesso aromatiche e ricche di oli essenziali: è il momento dei bellissimi fiori azzurri e viola della cicoria selvatica, del finocchietto selvatico, della piantaggine e della carota selvatica.

Il ciclo delle erbe è un esempio perfetto di equilibrio e interconnessione. Se osserviamo attentamente, le erbe spontanee seguono il ritmo della natura: in primavera purificano e rigenerano il suolo, all’inizio dell’estate raggiungono il massimo vigore, attirando impollinatori e diffondono profumi; a fine estate maturano i semi e chiudono il ciclo, preparando la terra per il riposo invernale.

Niente di più semplice e al contempo complesso. La natura è così: complessa da essere semplice e semplice da essere complessa. La sua apparente semplicità nasconde un intricato sistema di interconnessioni che funziona con una grazia e un’efficienza tali da sembrare quasi ovvio. Questo paradosso è un invito a guardare oltre le apparenze e a comprendere che semplicità e complessità non sono opposti, ma due facce della stessa medaglia.

È un elogio alla bellezza dei sistemi, delle idee e delle esperienze che ci circondano, che ci spingono a trovare l’essenziale nel processo, nel “viaggio di scoperta”. Invece di essere sopraffatti dalla complessità, possiamo cercare quel “filo conduttore” che dà senso all’intero sistema. Dobbiamo andare oltre le apparenze, sia quando affrontiamo la complessità che sembra caotica, sia quando ci imbattiamo nella semplicità che appare banale. Questo ci invita a sviluppare un’attenzione più profonda, capace di cogliere le verità fondamentali e la meraviglia nascosta in ogni cosa. È un elogio alla curiosità, alla contemplazione e alla scoperta.

Ecco perché il metodo MANS dà così tanta enfasi all’osservazione.

Nell’agricoltura, l’osservazione è la chiave per comprendere e lavorare in armonia con i ritmi e le esigenze della natura. Questa capacità, che richiede attenzione, formazione, sensibilità e pazienza, trasforma l’agricoltore da semplice operatore a vero custode della terra.

Dobbiamo osservare:

  • Per comprendere l’ambiente: il terreno, le stagioni, le piante.
  • Per verificare l’armonia con la natura: i cicli naturali, gli insetti, le erbe spontanee.
  • Per individuare problemi da risolvere: parassiti, squilibri nel suolo e nelle piante.
  • Per valorizzare la biodiversità: flora e fauna locali, consociazioni.
  • Per rispetto e gratitudine verso la meraviglia che la natura ci offre continuamente.

Un invito a cambiare prospettiva.

Ed eccoci alla conclusione del metodo MANS, che non si limita a regole e tecniche, ma rappresenta anche un invito a cambiare prospettiva.

Dobbiamo soffermarci sulla contrapposizione tra il linguaggio estetico e armonico della natura e quello razionale e culturale dell’uomo. La natura si esprime attraverso fenomeni, immagini e bellezza, utilizzando un linguaggio universale che trasmette equilibrio e ciclicità. Ogni evento naturale, come un seme che si ritira nella terra per raccogliere energia prima di emergere verso il sole, è parte di questa melodia universale.

L’uomo, invece, ha creato un proprio idioma fatto di parole, moralità e valori, che spesso si pone in dissonanza con il linguaggio naturale. La morale umana, pur ispirandosi all’etica della natura, tende a tradurla in conflitti, ideologie e giudizi di bene e male. L’ombra, che nella natura è un luogo di rigenerazione e saggezza, diventa per l’uomo simbolo di negatività e disagio.

La quercia, che unisce terra e cielo, ci ricorda quanto sia importante rimanere radicati senza dimenticare le origini. Tuttavia, l’uomo moderno tende a ignorare questa connessione, cercando di controllare la natura anziché collaborare con essa.

Applicare un metodo agricolo naturale e sostenibile è possibile, ma prima di tutto vi invito a “comprendere il linguaggio della bellezza”. Questo significa abbandonare il desiderio di dominare la natura, per imparare ad ascoltarla e armonizzarsi con essa. È un percorso che richiede umiltà, sensibilità e attenzione, qualità spesso trascurate nella frenesia della vita contemporanea.

Come suggerisce la parabola dell’uomo che trova successo solo quando smette di cercarlo, la vera realizzazione arriva quando si abbracciano i ritmi naturali e si accolgono con semplicità i piccoli gesti della vita.

Un grande saluto a tutti,
Giovanni Batacchi

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Giovanni Batacchi

VIiticoltore e Winemaker