3# Il vino naturale: dai difetti alla riscoperta dell’autenticità.

Vino naturale? No grazie, voglio un vino buono e piacevole, autentico del territorio.

L’uso del termine “naturale” oggi.

Oggi il vino naturale è cresciuto davvero molto e come tutti i fenomeni socio culturali quando la crescita è troppo repentina il rischio di “uscire dai binari” è sempre presente. Mi ricordo come alcuni fa giravano magliette con  le scritte “I love volatile” o “I love brett”, lì mi resi conto che il fenomeno del vino naturale usciva dal contesto in cui era nato. Il vero obiettivo del vino naturale non è certo l’esaltazione del difetto con ossidazioni o riduzioni fuori controllo (per non parlare delle volatili), ma è l’esaltazione dell’autenticità e della identità del territorio:  un vino insolito d’accordo ma mai enologicamente sbagliato. Se il vino non a che fare con il suo primo scopo (ossia la piacevolezza) non si può difendere dicendo che è fatto senza nulla!

Anch’io sono d’accordo sul fatto che il termine naturale sia stato abusato. Il punto è che il vino non deve essere sbandierato come naturale, ma condividere il proprio spazio con altri vini ed essere scelto per la sua espressione, per le emozioni e per la piacevolezza che suscita al degustatore e, perché no, anche per la sua pulizia olfattiva. Ma chi lo ha detto che una delle prerogative del vino naturale deve essere la riconoscibilità in base al difetto?

Per apprezzare un vino naturale non devi pensare a quale difetto troverai,  in quel caso non degusti un vino naturale, ma un vino sbagliato, cerca il vero valore della materia prima, del territorio, del processo di vinificazione più “leggero”, devi andare oltre e cercare delle emozioni a cui quel vino è legato. Se vuoi capirne di più, parla con il produttore. Capirai che quell’uva è stata solo accompagnata (e non addomesticata) a diventare vino. L’intento del vignaiolo naturale non è quello di “aggiustare” una bevanda per adattarsi alle richieste del mercato, ma quello di esaltare il valore della propria terra minimizzando gli interventi sia in vigna che in cantina.

Il futuro del vino naturale.

E’ innegabile che anche per il mondo del vino naturale ci siano dei traguardi da raggiungere e superare. La legge della domanda e dell’offerta porterà alla eliminazione dei vini fatti male indipendentemente dal fatto che siano biologici, naturali o sostenibili.

Il futuro del vino naturale non è legato alle mode ma alla concretezza del messaggio, quello dell’artigianalità, del fatto a mano, della riduzione degli interventi.

Il punto non è quello di realizzare un vino perfetto, ma un vino pieno di espressività, di grande bevibilità e piacevolezza.

Come sempre prevarranno i gusti, quelli che si aspettano dal prodotto sempre più o meno la stessa cosa, quelli invece che amano avventurarsi nel mondo delle differenze. Sono questi ultimi i veri appassionati di vini naturali quelli che amano:

  • Sperimentare (pronti a scoprire sapori unici e meno convenzionali).
  • Ricercare l’autenticità: non vogliono che i vini siano dominati da prodotti aggiunti non presenti nell’uva del territorio.
  • Ricercare la naturalezza: dare molto importanza all’ambiente e alla sostenibilità.
  • Rispettare il prodotto artigianale: quindi apprezzando il lavoro dei piccoli produttori.
  • Partecipare in maniera attiva: partecipando e visitando cantine anche nei periodi delle vendemmie.
  • Conoscere: amano conoscere il processo di vinificazione e soprattutto il processo di vinificazione spontanea.
  • Condividere l’amore per il cibo e le storie dei vignaioli.
  • Aprirsi mentalmente al nuovo: sono disposti a provare nuovi stili di vino e apprezzare le sfumature della produzione vinicola. Sono meno influenzati dalle classificazioni tradizionali di vini come “DOC” o “DOCG” e preferiscono fare affidamento sulla qualità reale del vino.

Il vino naturale non è solo orange wine o vini glou glou.

Negli ultimi anni sono molto cresciuti i vini frizzanti, quelli bianchi macerati sulle bucce (orange wine) ed i vini molto freschi e beverini (glou glou) spesso quasi unicamente fruttati, con bottiglie dall’estetica funk, con etichette divertenti, alternative. In questi casi si confonde il messaggio, il vino naturale è prima di tutto un valore, spesso anche di ordine filosofico, che esalta l’autenticità, la libertà, la biodiversità, l’onestà non è un cliché stilistico. Non si può pensare di essere davanti ad un vino naturale perché la sua etichetta è un po’ funk o perché siamo davanti ad un orange wine: diversamente il messaggio profondo sull’autenticità si dissolverebbe.

Spero che tutti gli operatori, i ristoratori, i sommelier, gli organizzatori di eventi e soprattutto i wine-bar legati al vino assecondino il motivo di base che ha fatto nascere la viticoltura naturale e vadano a ricercare, magari in collaborazione con il produttore, l’anima del terroir.

Campogialli 08/11/2023

 

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Giovanni Batacchi

Viticoltore e Winemaker