METODO AGRICOLO NATURALE SOSTENIBILE. Parte 5

Principio n. 2 - Inerbimento permanente.
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Principio n. 2

La pratica dell’inerbimento permanente senza lavorazioni è, a mio avviso, una delle tecniche agronomiche più interessanti ed è pienamente praticabile nel nostro contesto territoriale con alcune attenzioni. Questa tecnica offre numerosi benefici sia dal punto di vista agronomico che ambientale. Vediamoli nel dettaglio.

Benefici dell’inerbimento permanente.

  1. Miglioramento della struttura del suolo
    • Le radici delle piante erbacee stabilizzano il terreno, riducendo l’erosione e consentendo il passaggio dei mezzi agricoli anche dopo abbondanti piogge.
  2. Aumento della biodiversità
    • Un suolo stabilmente coperto favorisce una maggiore varietà di insetti, microrganismi e altri organismi utili, arricchendo l’ecosistema.
  3. Migliore gestione dell’acqua
    • L’inerbimento incrementa la capacità del suolo di infiltrare l’acqua e riduce l’evaporazione superficiale, migliorando l’efficienza idrica.
  4. Riduzione della compattazione
    • Evitando lavorazioni pesanti, il suolo conserva la sua naturale porosità, riducendo il rischio di compattazione.
  5. Controllo delle infestanti
    • Un inerbimento ben gestito limita lo sviluppo di specie infestanti indesiderate, riducendo la necessità di interventi correttivi.
  6. Sostenibilità e riduzione delle emissioni
    • La diminuzione delle lavorazioni meccaniche riduce il consumo di carburanti fossili, contribuendo a una significativa riduzione delle emissioni di CO₂.
  7. Miglioramento della qualità e sostenibilità
    • Oltre a migliorare la qualità delle uve, l’inerbimento rafforza la salute del suolo e dell’ambiente, allineandosi perfettamente con i principi della viticoltura biologica e sostenibile.
  8. Stabilità climatica
    • Un suolo coperto è meglio protetto dagli sbalzi termici, sia in inverno che in estate, favorendo condizioni climatiche più stabili per la coltivazione.

Il ruolo del compost di cavallo nell’inerbimento permanente.

Nella mia esperienza, l’uso del compost di cavallo è un fattore chiave per rendere l’inerbimento più efficace. Ho osservato un effetto immediato nel promuovere la crescita delle erbe, grazie alla presenza di azoto che stimola lo sviluppo delle piante erbacee e rende il manto erboso più vigoroso.

Perché il compost di cavallo stimola l’inerbimento?

La particolare efficacia del compost di cavallo deriva dalla natura del sistema digerente del cavallo, che è meno efficiente rispetto a quello di altri erbivori ruminanti come bovini e ovini. Questo comporta alcuni vantaggi specifici:

  1. Passaggio intatto dei semi
    • Molti semi attraversano l’apparato digerente del cavallo senza subire danni, conservando la loro capacità germinativa.
    • Semi di graminacee (es. loietto, festuca, poa), leguminose (es. trifoglio, veccia selvatica) e altre specie (es. piantaggine, romice) possono germogliare direttamente dal compost.
  2. Alto contenuto di carbonio
    • Poiché il cavallo non è un ruminante, la sua capacità di digerire la fibra è limitata. Questo si traduce in un letame ricco di carbonio, che contribuisce a migliorare la fertilità del suolo.

Sinergia tra compost di cavallo e inerbimento.

Integrare l’inerbimento permanente con l’applicazione di compost di cavallo offre molteplici vantaggi:

  • Stimola la fertilità del suolo grazie alla combinazione di azoto e carbonio.
  • Migliora la struttura del terreno, favorendo il drenaggio e la porosità.
  • Incrementa il dinamismo microbiologico, arricchendo il suolo di microrganismi benefici che supportano la salute delle piante.

L’inerbimento permanente, potenziato dall’uso del compost di cavallo, rappresenta una pratica sostenibile e rigenerativa che migliora la salute del suolo, la qualità delle uve e l’equilibrio ambientale. Questa sinergia tra tecniche naturali e gestione agronomica avanzata è un esempio concreto di come sia possibile conciliare produttività e rispetto per l’ambiente.

Osservazione e gestione continua.

Come sottolinea Alessandra Cappellozza, agronoma esperta di sostenibilità agricola:

L’inerbimento permanente non è solo una scelta agronomica, ma un equilibrio dinamico tra la vite, il suolo e l’ambiente che richiede cura costante e una visione a lungo termine.”

L’inerbimento permanente è una pratica indispensabile per migliorare la struttura del suolo, ridurre l’erosione e aumentare la biodiversità. Tuttavia, richiede una gestione attenta, basata su conoscenza e osservazione costante. Due aspetti fondamentali da monitorare sono:

  1. Equilibrio generale
    • È cruciale bilanciare il vigore delle erbe con quello della vite.
    • Un eccesso di stimolazione delle erbe può portare a competizione per acqua e nutrienti, soprattutto in annate siccitose.
    • Per questo motivo, l’inerbimento deve essere tenuto sotto controllo con interventi mirati.
  2. Mix di specie erbacee
    • Inizialmente, è necessario effettuare alcune semine, ma l’obiettivo a lungo termine è favorire le specie indigene.
    • Dopo anni di sperimentazione, ho ottenuto un mix perfetto di:
      • Specie azoto-fissatrici, come trifoglio e veccia.
      • Specie a bassa competizione, come poacee e graminacee (es. festuca e loietto), particolarmente utili anche come foraggio per i cavalli.

La gestione degli sfalci.

La gestione degli sfalci è un aspetto critico. È necessario considerare:

  • Tecniche e tempistiche: La frequenza e il modo in cui vengono effettuati gli sfalci possono influenzare il vigore delle erbe e la competizione con la vite.
  • Cura del suolo: Un terreno con una buona dotazione di sostanza organica facilita la gestione dell’inerbimento.

Inerbimento naturale: una scelta consapevole.

Il mio obiettivo non è semplicemente il cover crop, ma l’inerbimento spontaneo, che consente un approccio più naturale, a basso intervento e meno costoso. Questa scelta privilegia la biodiversità, semplifica la gestione e promuove un’agricoltura più sostenibile.

Perché il trifoglio è una scelta ideale nell’inerbimento naturale.

Avere una buona presenza di trifoglio nei propri campi porta numerosi vantaggi:

  1. Fissazione dell’azoto atmosferico
    • Come leguminosa, il trifoglio fissa l’azoto atmosferico attraverso una simbiosi con i batteri rizobi presenti nelle radici.
    • Trasforma l’azoto in una forma assimilabile dalle piante, arricchendo naturalmente il suolo.
  2. Copertura uniforme del suolo
    • Il trifoglio crea un tappeto fitto e basso, proteggendo il suolo dall’erosione e limitando lo sviluppo di infestanti indesiderate.
  3. Aumento della biodiversità funzionale
    • Attira insetti impollinatori e altri organismi utili.
    • Supporta una microfauna attiva nel suolo, fondamentale per la decomposizione della sostanza organica e il ciclo dei nutrienti.
  4. Competizione con le infestanti
    • Una volta ben insediato, il trifoglio soffoca le infestanti più aggressive, riducendo al minimo gli interventi di gestione.

Il trifoglio nel vigneto: un alleato perfetto.

Nel vigneto non è necessario un apporto abbondante di azoto o un rilascio eccessivo dello stesso. Il trifoglio rappresenta quindi una scelta ideale tra le leguminose, grazie a:

  • Una fissazione dell’azoto moderata e ben bilanciata.
  • Una gestione semplice e naturale.

Grazie a queste caratteristiche, il trifoglio si integra perfettamente con le esigenze della vite, contribuendo a creare un sistema equilibrato e sostenibile.

LeguminosaApporto Medio di Azoto (kg/ha/anno)Capacità di Fissazione AzotataRilascio Azoto
Trifoglio rosso (Trifolium pratense)100-150ModerataGraduale
Veccia comune (Vicia sativa)100-200AltaRapido
Favino (Vicia faba)200-300Molto altaRapido e abbondante
Erba medica (Medicago sativa)150-250AltaGraduale
Lupinella (Onobrychis viciifolia)50-100ModerataLento
Pisello proteico (Pisum sativum)150-200AltaRapido
Lenticchia (Lens culinaris)50-100ModerataLento
Lupino (Lupinus albus)150-250AltaGraduale

Gestione attenta del trifoglio: consigli pratici.

Il trifoglio è una risorsa preziosa per l’inerbimento naturale, ma richiede una gestione mirata per favorirne la crescita e la stabilizzazione. Ecco alcuni accorgimenti utili:

  1. Non sfalciare durante la fioritura
    • È importante evitare sfalci o triturazioni nel periodo di fioritura per consentire la semina naturale e la diffusione dei semi.
  2. Mantenere l’altezza del manto erboso
    • Mantieni l’erba a circa 8-10 cm di altezza, un livello ideale che non penalizza la crescita del trifoglio.
  3. Limitare le lavorazioni del terreno
    • Il trifoglio richiede tempo per stabilizzarsi. Anche lavorazioni superficiali del suolo possono compromettere la presenza di questa erba così importante.
  4. Gestione del compost
    • Usa il compost con moderazione, quanto basta per vitalizzare il terreno e favorire le graminacee, senza eccedere, perché un eccesso di nutrienti potrebbe ridurre la competitività del trifoglio.

Perché anche le graminacee sono fondamentali.

Le graminacee non solo completano il trifoglio, ma apportano benefici unici al terreno e all’ecosistema del vigneto:

  1. Radici fibrose per una struttura ottimale del suolo
    • Le radici fibrose e ramificate delle graminacee:
      • Migliorano la porosità del terreno.
      • Prevengono la compattazione, mantenendo il suolo aerato e drenante.
  2. Effetto stabilizzante
    • Il sistema radicale superficiale delle graminacee mantiene il terreno compatto, specialmente durante i periodi di pioggia intensa, riducendo il rischio di erosione.
  3. Contributo alla formazione dell’humus
    • Le graminacee sono particolarmente efficaci nella formazione dell’humus, grazie a:
      Radici fini e ricche di essudati:
      • Esplorano ampie porzioni di suolo e rilasciano zuccheri e composti organici che alimentano l’attività microbica, fondamentale per la formazione di humus. Quando le radici muoiono, lasciano nel terreno una rete di residui organici fini, migliorando la stabilizzazione della sostanza organica.
  1. Alta produzione di biomassa e carbonio:
    • I residui delle graminacee hanno un rapporto carbonio/azoto (C/N) relativamente alto, che rallenta la decomposizione e favorisce la formazione di humus stabile.
    • La lignina presente nei residui è particolarmente resistente alla decomposizione microbica, contribuendo alla formazione di humus stabile.
  2. Equilibrio tra decomposizione rapida e stabilizzazione:
    • Le graminacee offrono una combinazione di materiali facilmente degradabili (zuccheri e proteine nelle radici fresche) e materiali più resistenti (lignina e cellulosa). Questo equilibrio:
      • Fornisce una nutrizione microbica costante.
      • Permette la stabilizzazione di frazioni più resistenti, creando humus di lunga durata.

Conclusione: il mix ideale per l’inerbimento.

Un approccio equilibrato tra trifoglio e graminacee offre vantaggi sinergici:

  • Il trifoglio apporta azoto e biodiversità funzionale, migliorando la copertura del suolo e la competizione con le infestanti.
  • Le graminacee contribuiscono alla stabilità strutturale del terreno e alla formazione di humus stabile.

Questa combinazione, gestita con attenzione, permette di ottenere un sistema di inerbimento naturale, equilibrato e sostenibile, che supporta la salute del suolo e la produttività del vigneto.

Inerbimento V/S Lavorazioni

È inevitabile che i sostenitori delle lavorazioni del terreno sottolineino i vantaggi di questa pratica. Tuttavia, analizzandoli attentamente, si scopre che molti di questi benefici sono solo temporanei e, a lungo termine, possono risultare controproducenti.

Presunti vantaggi delle lavorazioni: una valutazione critica.

  1. Miglioramento della struttura del suolo
    • Sì, ma… La lavorazione rompe la compattazione superficiale, migliorando temporaneamente la struttura. Tuttavia, nel giro di poche settimane, il terreno tende a ricompattarsi, spesso in misura maggiore rispetto a prima, richiedendo ulteriori interventi.
  2. Facilità nella penetrazione dell’acqua
    • Sì, ma… Questo effetto è anch’esso temporaneo. Con il tempo, la lavorazione può aumentare la compattazione superficiale e ridurre la capacità del suolo di assorbire e trattenere acqua.
  3. Riduzione della competizione per acqua e nutrienti
    • Solo in casi estremi. In ambienti molto aridi, questo può essere utile, ma nei vigneti ben gestiti e con una buona sostanza organica, come nella mia zona, non rappresenta un problema rilevante.
  4. Migliore incorporazione del compost e della sostanza organica
    • Sì, ma non sempre desiderabile. Le lavorazioni accelerano la mineralizzazione, ma in un vigneto orientato all’alta qualità non è consigliabile stimolare eccessivamente la crescita vegetativa.
    • Soluzione alternativa: Distribuire il compost a novembre consente un rilascio graduale dei nutrienti, coincidente con i periodi di maggiore necessità della vite.
  5. Controllo delle erbe infestanti
    • Non necessario. Il controllo delle infestanti può essere ottenuto altrettanto efficacemente con sfalci e trinciature, che stimolano anche la decomposizione della sostanza organica.
  6. Riscaldamento del suolo in primavera
    • Effetto discutibile. Un suolo lavorato si riscalda più rapidamente in primavera, ma ciò può anticipare il ciclo vegetativo della vite, esponendola maggiormente al rischio di gelate tardive. Stimolare un ciclo vegetativo leggermente posticipato è spesso più vantaggioso.

Gli svantaggi inconfutabili delle lavorazioni.

Nonostante i presunti benefici, le lavorazioni presentano diversi svantaggi, molti dei quali hanno impatti negativi sia a breve che a lungo termine:

  1. Perdita di sostanza organica
    • Le lavorazioni accelerano la mineralizzazione, causando una diminuzione della fertilità del suolo nel tempo.
  2. Erosione del suolo
    • Nei terreni collinari o in pendenza, la lavorazione espone il suolo all’erosione idrica e al dilavamento dei nutrienti. Anche nei terreni pianeggianti, seppur in misura minore, questo rischio è presente.
  3. Riduzione della biodiversità del suolo
    • La lavorazione frequente impoverisce non solo la biodiversità fuori terra, ma disturba anche il microbioma del suolo, compromettendo gli habitat sotterranei.
  4. Compattazione degli strati profondi
    • La lavorazione favorisce la formazione di strati compatti nel sottosuolo, al di sotto della profondità dell’aratro. Questo fenomeno è aggravato dal passaggio dei macchinari agricoli.
    • Un esempio pratico: Notate come il suolo lavorato di un vigneto tende ad abbassarsi rispetto alle prode non lavorate.
  5. Aumento dei costi e del consumo energetico
    • Le lavorazioni richiedono macchinari, carburante e manodopera, aumentando i costi operativi. Inoltre, incrementano le emissioni di CO₂, con un impatto ambientale significativo.
  6. Minor resilienza alla siccità
    • Un suolo lavorato perde umidità più rapidamente rispetto a un suolo coperto da un manto erboso, rendendo il vigneto meno resiliente nei periodi estivi.

Conclusione: i vantaggi dell’inerbimento permanente.

Alla luce di questa analisi, è evidente che i presunti vantaggi delle lavorazioni non giustificano gli svantaggi a lungo termine. L’inerbimento permanente rappresenta una soluzione sostenibile e rigenerativa, che migliora la struttura del suolo, riduce l’erosione, aumenta la biodiversità e supporta una gestione agricola più resiliente ed economicamente vantaggiosa.

Scegliere l’inerbimento significa investire in un suolo più sano e in un vigneto più equilibrato, capace di affrontare le sfide future con maggiore sostenibilità e rispetto per l’ambiente.

Trinciatura o Sfalcio?

Lavorare il terreno regolarmente non ha molto senso, se non in occasioni eccezionali, ad esempio per sistemarlo per il passaggio dei mezzi o in altre situazioni di reale necessità. Piuttosto, è più utile concentrare l’attenzione su come gestire l’erba nel vigneto, considerando due tecniche principali: trinciatura e sfalcio.

La scelta tra queste due opzioni dipende dagli obiettivi agronomici, dalle caratteristiche del vigneto, dal tipo di suolo e dalle condizioni climatiche. Di seguito, analizziamo i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna tecnica.

Trinciatura: taglio e frammentazione dell’erba.

La trinciatura prevede il taglio e la frammentazione dell’erba in piccoli pezzi, che vengono distribuiti sul terreno.

🌟 Vantaggi della trinciatura

  1. Apporto rapido di sostanza organica
    • L’erba trinciata si decompone velocemente, rilasciando nutrienti rapidamente disponibili per le piante.
  2. Miglioramento della struttura superficiale del suolo
    • Stimola l’attività di lombrichi e microrganismi decompositori, migliorando la qualità del terreno.
  3. Riduzione dell’evaporazione dell’acqua
    • Lo strato di materiale trinciato aiuta a trattenere l’umidità, particolarmente utile in climi caldi e secchi.

⚠️ Svantaggi della trinciatura

  1. Maggiore consumo energetico
    • I trinciatori richiedono più potenza e carburante rispetto agli sfalciatori.
  2. Rischio di compattamento
    • Se effettuata su terreno umido, il passaggio ripetuto dei macchinari può compattare il suolo.
  3. Effetto “soffocamento”
    • Uno strato eccessivo di materiale trinciato può creare condizioni anaerobiche, ostacolando la decomposizione naturale.

👉 Quando scegliere la trinciatura? La trinciatura è ideale per terreni sabbiosi o ben drenati, dove è importante restituire nutrienti al suolo rapidamente, ad esempio durante i periodi di maggiore necessità delle piante.

Sfalcio: taglio senza frammentazione.

Lo sfalcio prevede il semplice taglio dell’erba, che viene lasciata sul terreno senza ulteriori lavorazioni.

🌟 Vantaggi dello sfalcio

  1. Migliore arieggiamento del suolo
    • L’erba sfalciata si decompone più lentamente, evitando condizioni di anaerobiosi.
  2. Minor rischio di compattamento
    • Gli sfalciatori sono più leggeri rispetto ai trinciatori, riducendo l’impatto meccanico sul terreno.
  3. Gestione flessibile del manto erboso
    • Permette di regolare con precisione l’altezza dell’erba, mantenendo un equilibrio ideale.
  4. Rilascio graduale dei nutrienti
    • Una decomposizione lenta favorisce un rilascio controllato, ideale per mantenere la stabilità del suolo e delle piante.
  5. Minore impatto sulla biodiversità
    • Gli sfalciatori disturbano meno le popolazioni di insetti utili rispetto ai trinciatori.
  6. Maggiore effetto pacciamante
    • Lo strato erboso rimanente offre una protezione a lungo termine contro l’evaporazione e l’erosione.
  7. Riduzione dei passaggi meccanici
    • La ricrescita dell’erba è meno rapida rispetto alla trinciatura, riducendo la necessità di interventi frequenti.

⚠️ Svantaggi dello sfalcio

  1. Rilascio più lento dei nutrienti
    • Questo può essere uno svantaggio se si necessita di un apporto rapido, ma nel mio caso è un effetto ricercato per garantire un equilibrio naturale del suolo.

👉 Quando scegliere lo sfalcio?

Lo sfalcio è ideale per terreni argillosi o durante annate piovose, dove un rilascio graduale dei nutrienti è preferibile per mantenere un equilibrio naturale senza eccessi di azoto.

Conclusione: una gestione consapevole.

Ogni tecnica ha i suoi vantaggi e svantaggi, ma nel mio caso, lo sfalcio risulta più adatto. Mi piace in particolare il fatto che lasci uno strato erboso più spesso e persistente, garantendo un effetto pacciamante superiore nel lungo periodo. Tuttavia, ci sono situazioni specifiche, come un rilascio rapido di nutrienti in estate, in cui la trinciatura può rappresentare una scelta più appropriata.

La chiave è osservare e adattare le pratiche agronomiche alle condizioni climatiche, alle caratteristiche del suolo e agli obiettivi specifici del vigneto.

Trinciatura o sfalcio? Una scelta flessibile.

Sebbene prediliga lo sfalcio, è importante adattarsi alle condizioni meteo e alle necessità specifiche. Ad esempio, in situazioni in cui è necessario un rilascio rapido di nutrienti al suolo (come all’inizio dell’estate), la trinciatura può rappresentare una scelta più vantaggiosa.

Ottimizzare le tempistiche del taglio nell’inerbimento naturale.

Un aspetto fondamentale per gestire l’inerbimento naturale è la scelta delle tempistiche e frequenze di taglio, che possono favorire alcune specie erbacee rispetto ad altre. Solo attraverso osservazione e esperienza si può ottenere il massimo da questa pratica.

Tempistiche di taglio e benefici

Tipo di interventoBenefici
Taglio primaverile (prima della fioritura)Riduce la competizione, previene l’espansione di infestanti e favorisce le leguminose fissatrici di azoto.
Taglio estivo (dopo la fioritura)Favorisce la propagazione naturale delle piante azoto-fissatrici e promuove la biodiversità.
Taglio autunnalePrepara il suolo per l’inverno, riduce la competizione stagionale e migliora la gestione del suolo.

Frequenza del taglio e benefici

Frequenza del taglioEffetti
FrequenteControlla la crescita eccessiva dell’erba, riducendo la competizione con le viti.
Meno frequenteStimola la biodiversità e favorisce la riproduzione naturale delle piante autoctone.

L’inerbimento: una soluzione ecologica e sostenibile.

Se gestito correttamente, l’inerbimento spontaneo può diventare un pilastro di sostenibilità nel vigneto:

  • Aumenta la biodiversità.
  • Promuove la fauna e la flora locali.
  • Migliora la salute del suolo.
  • Riduce il bisogno di interventi esterni.

Riferimenti e voci autorevoli.

Numerosi studiosi hanno affrontato i benefici e le sfide della non lavorazione del suolo. Ecco alcune referenze di rilievo:

  1. David L. Rowland, Università del Wisconsin, USA.
  2. Rolf Derpsch, agronomo, pioniere dell’agricoltura conservativa.
  3. Jean-Michel Gaillard, INRA, Francia, con contributi sulla salute del suolo.
  4. Thomas A. M. P. Van der Heijden, Università di Zurigo, Svizzera.
  5. Alan R. Borré, ricercatore di agronomia sostenibile.
  6. Alessandra L. Cappellozza, Università di Torino, Italia.
    • Specializzata in pratiche di inerbimento e gestione sostenibile del suolo nei vigneti biologici.
  7. Fabio Antichi, Università di Bologna, Italia.
    • Con studi sull’efficacia delle pratiche agricole conservazioniste nei vigneti.

Citazioni celebri sull’inerbimento permanente.

  1. Claude Bourguignon, microbiologo del suolo:

“Un suolo coperto è un suolo protetto. L’inerbimento permanente è una delle chiavi per preservare la fertilità e la vita del terreno.”

  1. Pierre Masson, consulente agricolo biodinamico:

“L’inerbimento permanente non è solo una copertura verde: è un filtro, un regolatore, una barriera contro l’erosione e un ponte biologico tra il suolo e la pianta.”

  1. Marc-André Selosse, biologo esperto di micorrize:

“L’inerbimento permanente è la pelle del suolo. Toglierlo significa esporre il terreno a ferite irreparabili.”

  1. Alain Canet, esperto in agroforestazione e suolo:

“L’inerbimento permanente non è solo una scelta agronomica, ma un atto di responsabilità verso le generazioni future.”

  1. Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale:

“Le piante non sono solo radici e foglie; sono reti intelligenti che comunicano, proteggono e costruiscono l’ecosistema. L’inerbimento permanente sfrutta questa rete naturale per la salute delle piante.”

Conclusione.

Come avrete compreso, l’inerbimento permanente non è una semplice pratica agronomica, ma un approccio ecologico integrato che unisce scienza, etica e sostenibilità. È la base del metodo MANS, una scelta consapevole per un’agricoltura che rispetta il suolo e il futuro.

Prossima puntata

Nella prossima puntata affronteremo un tema altrettanto importante: l’organismo agricolo.

Restate connessi!

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Giovanni Batacchi

VIiticoltore e Winemaker