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2# Un Vino “ribelle”: nascita del vino naturale.
Le radici del vino naturale, tra presente e futuro.
Premessa
Scoprire le radici dei vini naturali e dei vignaioli che li hanno abbracciati è un viaggio affascinante nel cuore dell’enologia e della filosofia vinicola.
Identificare con precisione i primi artefici di questa rivoluzione non è un compito agevole, poiché molte delle pratiche e delle credenze associate ai vini naturali si sono intrecciate con le tradizioni vitivinicole del passato, toccando diverse regioni del mondo. Tuttavia, alcune personalità, enologi e produttori, hanno sicuramente contribuito in maniera significativa a plasmare il movimento e a gettare le fondamenta di ciò che sarebbe diventato un fenomeno culturale di risonanza globale nel mondo del vino.
I primi vignaioli “naturali” e il fenomeno in Italia.
Bisogna ammetterlo, i primi passi verso il mondo affascinante del vino naturale sono stati sicuramente compiuti dai francesi, tra cui spiccano figure come:
- Marcel Lapierre, è stato una leggenda nell’universo del vino artigianale di qualità, conosciuto come uno dei quattro viticultori ribelli degli anni ‘80 solo perché volevano rispettare le leggi del ciclo naturale delle viti, evitando pesticidi ed erbicidi chimici ed esaltando la biodiversità nei vigneti, i suoi vini esprimevano il terroir in modo autentico e senza compromessi;
- François Morel, un viticoltore francese che incarna l’arte della vinificazione artigianale di qualità. Nato e cresciuto nella regione vinicola del Beaujolais, Morel ha trascorso gran parte della sua vita tra i vigneti, imparando i segreti della terra e come produrre vini che potessero trasmettere l’autenticità e il terroir della regione. I vini di François Morel sono apprezzati per la loro eleganza e complessità, per i loro aromi fruttati, l’acidità vivace e la struttura equilibrata.
- Nicholas Joly, il proprietario del famoso Domaine de la Coulée de Serrant nella Valle della Loira, che già negli anni ’80 abbandona l’uso di prodotti chimici verso un approccio olistico basato sulle leggi della natura. Il suo impegno nella sostenibilità ambientale ha ispirato molte altre cantine. I suoi vini sono considerati tra i migliori esempi di vini naturali al mondo. Sono caratterizzati da complessità, eleganza e una profonda connessione con la terra.
- Jules Chauvet, come non ricordare l’enologo che più e prima di altri ha creduto nella purezza dell’espressione del terroir e nella viticoltura basata sul rispetto della natura, dell’ambiente e del processo di fermentazione naturale attraverso una progressiva riduzione degli additivi enologici. I suoi metodi hanno ispirato numerosi vignaioli naturali in tutto il mondo e il suo libro “La Vinification Naturelle” del 1982 è considerato un testo fondamentale per i produttori di vini naturali. Jules Chauvet è riconosciuto come uno dei precursori del movimento dei vini naturali, dimostrando che è possibile produrre vini eccezionali in armonia con la natura senza alcun problema di ossidazione e senza difetti.
In tutti questi casi, si perseguiva un obiettivo che può essere sintetizzato nel pensiero rivoluzionario di Chauvet. In un’epoca in cui aveva già preso il sopravvento l’uso degli additivi enologici e l’idea che la produzione del vino fosse principalmente una questione chimica, Chauvet dimostrò che la viticoltura poteva abbracciare un approccio del tutto naturale. Le sue scoperte rivoluzionarie includevano:
- La coltivazione delle vigne senza il ricorso a pesticidi o fertilizzanti chimici;
- La possibilità di ottenere fermentazioni spontanee, liberando il potenziale aromatico delle uve senza l’ausilio di coadiuvanti enologici;
- La produzione di vini di eccellente qualità con un uso minimo di solforosa;
- La capacità di catturare l’autentica espressione del terroir e delle uve, svelando il carattere unico di ogni vigneto.
Da prestare attenzione al fatto che in tutti questi casi non si considerava il difetto (ossidazione, riduzione) come un pregio, ma si perseguiva l’obiettivo di produrre ottimi vini nel modo più naturale possibile.
Insomma i primi vini naturali non erano assolutamente vini senza regole, non erano il frutto del caos e della negligenza, anzi gli enologi e produttori di vini naturali erano spesso ancor più rigorosi nel rispettare le regole di un buon vino, prima fra tutte la piacevolezza pur riducendo al minimo l’intervento umano.
Dopo la rivoluzione francese dei vini naturali, l’Italia seguì a ruota, facendo spazio a questo crescente movimento, incoraggiata anche dalla diffusione della pratica biodinamica in viticoltura. I primi pionieri dei vini naturali si erano già manifestati in diverse regioni d’Italia, tra cui il Piemonte, la Toscana e la Sicilia. Negli anni ’90, l’entusiasmo per i vini naturali inizia a prendere piede in Italia, con una crescita ancora più significativa dai primi anni del 2000. In questa evoluzione, il cuore dei vignaioli naturali era, almeno all’inizio, incentrato sulla valorizzazione della vitalità dell’uva nei vigneti, il motto era “il buon vino si fa prima di tutto in vigna”. In vigna la parola all’ordine del giorno era la sostanza organica, il motto condiviso non era concimare ma vitalizzare il terreno. In cantina veniva perseguito un approccio minimalista che non poteva non partire dalle fermentazioni spontanee.
Un movimento sempre più condiviso dagli appassionati del vino
Sarebbe comunque un errore affermare che il vino naturale sia stato semplicemente una creazione dei produttori. In realtà, è nato come risposta alle crescenti preoccupazioni di un gruppo appassionato di individui che si erano stancati della sempre più evidente standardizzazione dei vini promossa dal mondo convenzionale dell’enologia, dove l’uniformità era diventata un valore.
Questa nicchia di degustatori era invece alla ricerca di vini autentici, realizzati nel rispetto delle tradizioni vinicole, con un’enfasi sulla vigna e una minimizzazione degli interventi in cantina. Preferivano le vinificazioni spontanee e cercavano di evitare la manipolazione degli aromi e dei sapori mediante l’aggiunta di tannini, enzimi e agenti di chiarificazione. Essi cercavano vini straordinariamente insoliti, sorprendenti e, soprattutto, in totale contrasto con gli standard tradizionali di produzione e degustazione.
Questa prima nicchia di appassionati (anche loro nel loro genere dei veri pionieri) ha visto il proprio raggio d’azione espandersi. Oggi esiste una crescente comunità di consumatori, sommelier e produttori che apprezzano i vini naturali per la loro individualità, per la varietà di sapori, per l’assenza di additivi chimici quindi per la loro autenticità, per il rispetto per il territorio e per la filosofia di produzione basata su pratiche sostenibili.
Vini naturali non solo autentici ma anche contemporanei.
Mentre scrivo quest’articolo, è innegabile che il mondo dei vini rossi, specialmente quelli più corposi, attraversi una crisi evidente.
Nel mondo dei vini naturali, l’obiettivo principale è stato sempre l’autenticità. Questo significa non concentrarsi sul singolo aspetto del vino, ma piuttosto sulla sua completezza e, soprattutto, sulla sua capacità di essere bevuto con piacere. Questo approccio è in netto contrasto con la tendenza nel mondo convenzionale, dove spesso si cercava di adattarsi ai gusti del mercato o meglio delle “guide” enfatizzando la struttura del vino, da qui il disinteresse verso le uve autoctone. I vignaioli naturali invece si sono sempre concentrati sulla spontaneità del vino e anche sulla sua “leggerezza,” piuttosto che puntare su vini pesanti e corposi.
Oggi, è evidente che la crisi dei vini rossi può essere affrontata attraverso un ritorno alle radici, alle tradizioni, all’autenticità del territorio, ai vitigni autoctoni e alle varietà spesso trascurate. L’obiettivo è preservare e rispettare le identità territoriali di ogni zona e, soprattutto, migliorare la bevibilità. Dopotutto, il vino è, prima di tutto, una bevanda. Sono proprio queste caratteristiche (un mantra nel mondo dei vini naturali) ad essere oggi elementi strategici per fronteggiare la crisi dei vini rossi!
Riepilogo
Fare vino è un’arte, fare vino naturale è un’arte ancor più raffinata. Ogni fase, dalla scelta del vigneto all’imbottigliamento, richiede precisione estrema. La regola è chiara: se un vino presenta evidenti difetti, non è un vino naturale ma piuttosto un vino realizzato in modo incompetente.
Il vino naturale non mira a enfatizzare i difetti, ma piuttosto a esprimere l’identità del territorio, enfatizzando l’autenticità, la verità e l’unicità del terroir. Questa è la vera essenza del vino naturale.
Sono passati molti anni da quando ho degustato il mio primo vino prodotto secondo questa filosofia. Era uno dei vini di Nicholas Joly, non il famoso “Coulée de Serrant,” ma il meno noto (almeno all’epoca) “Clos de la Bergerie.” In quel momento, ho avuto la conferma che la mia scelta di produrre vini artigianali che autenticamente rappresentassero il mio territorio sarebbe stata la mia missione.
Campogialli 08/11/2023
Giovanni Batacchi
Viticoltore e Winemaker